25 Aprile: foto e discorso del Sindaco Barletta

Buongiorno, e benvenuti alle celebrazioni del 78° anniversario della Liberazione.
Vi ringrazio perché la vostra presenza in una giornata come questa, è davvero significativa.
È ormai il mio sesto 25 Aprile da Sindaco, ma considero questo momento, ogni volta, un onore.

Proprio per questo, scegliere le parole per tale particolare giornata non è mai facile o banale. Confesso che, in questa occasione, tendo a rileggere i discorsi degli anni precedenti, come una fotografia che si rispolvera per ricordare come si era.
Ho preso quello del 2022: un anno è passato ma su certi fronti – in senso letterale, oltre che metaforico – nulla è cambiato. Una guerra c’era e la stessa guerra c’è ancora, con l’aggravante che, nel mezzo, sono trascorsi altri 12, strazianti mesi di combattimenti.
12 mesi in cui non si è riusciti a trovare una soluzione pacifica.
Provo sgomento e rabbia.

In realtà, una differenza c’è, rispetto a un anno fa, e non è di certo confortante.
Oggi, di questa maledetta guerra, si parla molto meno. È come scomparsa dai media, che a volte tendono a dettare l’agenda di cosa sia importante, e cosa no.
Come se un tema, dopo mesi al centro dell’attenzione, creasse assuefazione e non fosse più rilevante, o di interesse.
Comprendo la logica ma non riesco ad accettarla.
E allora – anche se avremmo tutti fatto volentieri a meno di questo “assist” – ben venga il 25 Aprile, che ci “costringe” a pensare a certe tematiche; che rinverdisce fondamentali porzioni di storia; che ci ricorda, soprattutto, l’importanza di valori formativi e vitali, e a non dare per scontate la libertà e la pace, anche nel 2023…

D’altra parte, con il Fascismo che non rappresenta in alcun modo una minaccia, questa giornata rischia di venire ridimensionata. Sarebbe un errore clamoroso. Renderla attuale è la sfida che accomuna me, l’A.N.P.I., e in fondo ognuno di noi.
Il tema è complesso e non ho certamente la presunzione di avere la soluzione in tasca. Ma mi permetto di suggerire di rendere questa celebrazione una sorta di simbolo, che sappia superare le distinzioni tra Destra e Sinistra, che vada oltre il Fascismo, per soffermarsi su valori trasversali: la condanna dei conflitti armati, il rifiuto della violenza e delle prevaricazioni, il rigetto dei totalitarismi, tutti.
Non che mi sia inventato nulla, sia chiaro: è scritto nella Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”), tanto per fare l’esempio più eclatante e noto. Eppure si trova spesso il modo di farne una questione politica, perdendo, a parer mio, il senso di un principio che dovrebbe invece essere universale e atemporale.

Ed attenzione: i nostri Nonni sono sempre di meno, e con loro stiamo via via perdendo la memoria storica di chi è stato al fronte, di chi ha vissuto sulla propria pelle inaccettabili atrocità. Non ha lo stesso effetto, un evento riportato o uno subito in prima persona.
Per cui, occorre riflettere e non disperdere.

Concludo prendendo in prestito una definizione del dizionario.
Cultura è “quanto concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società”; ed ancora, Cultura è “il patrimonio delle cognizioni e delle esperienze acquisite tramite lo studio”.
Ecco, il 25 Aprile non è solo “Storia”, e meno che mai deve essere “Politica”.
Il 25 Aprile è Cultura. Lo sottolineo: Cultura, proprio nella accezione esposta poco fa.
Solo così potremo cogliere una occasione che l’attualità ha reso più preziosa di quanto si potesse prevedere qualche tempo fa.

Grazie della vostra attenzione.
Buona festa della Liberazione, e viva l’Italia!

 

Le foto delle celebrazioni sono disponibili sulla Pagina Facebook del Comune.